“Vivere non è un gioco da ragazzi”: la prima puntata stasera su Rai1

“Vivere non è un gioco da ragazzi” andrà in onda dal 15 maggio su Rai1.
Diretta da Rolando Ravello, la serie è una coproduzione Rai Fiction – Picomedia.
Sinossi
Il 18enne Lele, bravo ragazzo di umili origini, frequenta il liceo con i figli dell’élite bolognese ed è innamorato di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola. Invitato una sera in discoteca da Serena e dal suo gruppo di amici, Lele per fare colpo su di lei prende una pasticca di Mdma. Risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga, Lele rimane però presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare le pasticche nel suo quartiere e a rivenderle in discoteca al doppio del prezzo. Una sera vende una pasticca al suo amico Mirco, che viene trovato morto il giorno dopo proprio a causa della droga.
Per Lele, corroso dai sensi di colpa perché convinto di essere l’assassino di Mirco, inizia un calvario che stravolge il rapporto con Pigi, suo migliore amico, con Serena e con i genitori. Anche il resto del gruppo, legato da un patto di omertà volto a custodire il segreto sull’uso di droghe, vive una profonda crisi che porta ciascun membro a fare i conti con la verità e con i propri fantasmi interiori. Dopo molte vicissitudini, dolori e scoperte, Lele decide di liberarsi dal peso delle menzogne e del senso di colpa. Perciò confessa tutto prima al padre e poi al poliziotto Saguatti. La sua confessione scatenerà una sorta di “epidemia di verità” che porta tutti i principali personaggi a fare i conti con i propri segreti.
Il cast
Nel cast di “Vivere non è un gioco da ragazzi“ troviamo Stefano Fresi, Nicole Grimaudo, Riccardo De Rinaldis Santorelli, Matilde Benedusi, Pietro De Nova, Alessia Cosmo, Luca Geminiani, Tommaso Donadoni, Simone Baldasseroni, Fausto Maria Sciarappa e Stefano Pesce.
Nota dello sceneggiatore
La storia ha la forma di un sassolino che rotola e diventa valanga. Un gesto percepito come innocente da molti adolescenti – passare una pasticca a un amico – spezza una giovane vita e un’altra resta schiacciata sotto il peso della colpa. Il dramma si allarga alle famiglie, agli amici e a tutto il piccolo mondo intorno, rivelando la coralità di un disagio che in qualche modo contagia tanti, tra i ragazzi ma anche tra gli adulti.
Un grande tema è quella della responsabilità, il giovane Lele ha fatto una cosa orribile ma nessuno lo sa, quindi si trova di fronte a una scelta adulta, con grandi implicazioni etiche: è meglio pagare per le proprie colpe o tentare di nasconderle?
È l’inizio di un gioco spietato, in cui Lele e il suo gruppo di amici si trovano stretti fra forze troppo grandi per loro: le indagini di un poliziotto ambiguo, le minacce di una banda criminale, le ansie delle famiglie, i tormenti della coscienza. Dallo scontro di queste forze nasce un gioco di mosse e contromosse, a volte scompigliato dal vento imprevedibile dell’adolescenza, che finirà per far uscire segreti e contraddizioni di tutti i personaggi, non solo i ragazzi.
Nella storia sono coinvolti fin dall’inizio i genitori che, sotto la corazza da adulti, rivelano spesso fragilità non troppo diverse da quelle dei loro figli. Il filo conduttore è il tema molto attuale della droga ricreativa, quella ormai percepita come “quasi normale”. Ma il vero tema è quello della fuga da sé stessi e dalle proprie emozioni, la storia mostrerà che la droga è solo un mezzo ma ce ne sono molti altri e chiunque può trovare il suo.
Fuga, colpa, responsabilità, segreti: sono i termini-chiave di una storia di formazione che dai giovani si allarga agli adulti, con la stessa domanda che incombe su tutti. Si può davvero fuggire da sé stessi? O per diventare grandi, a qualunque età, è necessario accettare la verità delle proprie azioni e delle proprie emozioni?
La serie ha svolte e colpi di scena, ma sempre ispirate alla verità della vita quotidiana, nella speranza che possano riconoscersi molti figli e molti genitori. Magari -sognare non è vietato- anche per vederla insieme.
Il tono è quello di un viaggio drammatico nel dolore e nella colpa, che però incrocia spesso la leggerezza dell’adolescenza e la naturale commedia della vita, con un finale aperto alla speranza: se non scappi da ciò che sei, se stai lì e affronti quel che devi, ce la puoi fare.
Fabio Bonifacci
Note di regia
Sono padre di due figli, una femmina di 24 e un bimbo di 6. Con mia figlia adolescente ho scoperto un mondo completamente diverso da quello che frequentavo alla sua stessa età. Il nostro trasgredire era la canna, lo spinello, oggi ci sono le droghe chimiche, costano poco, ti sballano per tutta la notte, ma sono molto pericolose.
Ed è inutile girarsi dall’altra parte, i nostri figli volenti o nolenti entrano in contatto con questa roba molto presto. È molto più diffusa e usata di quanto immaginiamo e purtroppo si infila in un problema sociale più largo: il rapporto tra adolescenti e genitori di questa generazione. Non è vero neanche un po’ che i ragazzi del 2020 sono fuori controllo o stupidi o vuoti o chissà che altro. Credo invece che manchi il tessuto familiare, con genitori pieni di sensi di colpa e un mondo Teen, parola che detesto, che non ha più neanche quel barlume di ideali che ha salvato molto di noi a quella età. E proprio gli ideali, quelli si, mancano per colpa nostra.
La politica è diventata un’arena barbara senza differenze. Non hanno qualcosa con cui identificarsi di solido. Hanno invece i social, una piazza globale rischiosa e faticosa. Servirebbe una pacificazione, incontrarsi senza paura di confrontarsi. Riconoscersi. E tornare a fare il nostro mestiere di genitori abbandonando i sensi di colpa a cui questa società ci costringe. Che succede quando questa bomba esplode improvvisamente in un nucleo familiare? Questo abbiamo tentato di raccontare senza morale, né retorica, analizzando 5 tipologie familiari. Che non fanno la Treccani, ma forse il manuale delle giovani marmotte si.
Questa società esiste, ci siamo dentro, la dobbiamo affrontare e capire. Tutti insieme. Si parla tanto, per evidenti motivi, di pace, di muri da superare, ma il muro più grosso ce lo troviamo in casa e crea ansia a ragazzi e genitori. Con il risultato che entrambi si chiudono in loro stessi campando alla giornata. Forse sarebbe bello guardarsi negli occhi e raccontarci.
Foto di Giulia Bertini